Cronaca

CASO LERARIO, QUANDO LA DEONTOLOGIA VIENE CALPESTATA: L’OdG SEGNALA LORUSSO ALLA COMMISSIONE DISCIPLINARE

Il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Puglia, Piero Ricci, ha segnalato al Consiglio di Disciplina Territoriale il caso del giornalista indagato per le cimici in tre uffici della Regione. L’invito è quello di acquisire elementi utili per l’avvio di un eventuale procedimento disciplinare a carico dell’iscritto accusato di concorso in rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale, nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti della Protezione civile della Regione Puglia.

Le carte choc sull’inchiesta raccontano di una realtà fatta di spregio al lavoro delle forze dell’ordine, di magistrati, di giornalisti, “negli investigatori c’è del marcio – afferma Nico Lorusso, il giornalista indagato – “loro tengono queste persone sotto scacco ( l’intero sistema della p.a. e i privati con cui lavora, ndr) in modo da garantirsi utilità sia di natura privata che per la carriera personale. Così facendo si fa carriera sia nella GdF che nei Carabinieri.”

Nelle numerose intercettazioni gli investigatori all’ascolto vengono presi in giro e derisi con battute da osteria, un’intero sistema messo alla berlina proprio da chi veniva colto, in flagranza di reato, ad infrangere le più elementari norme di diritto civile e serietà professionale.

Alla fine di questa brutta pagina che sta inevitabilmente gettando ombre sull’ intera amministrazione regionale, sarà la magistratura, quella stessa che secondo Lorusso copia e incolla firmando con superficialità le informative, a tracciare le responsabilità civili ed eventualmente penali dell’indagato.

Per quanto concerne gli sviluppi sulla professione del giornalista indagato nell’inchiesta sarà l’Ordine dei Giornalisti, in seno alla commissione di disciplina a decretarne l’eventuale cancellazione dalle proprie liste.

Ma la vicenda giudiziaria rimanda ad una sofferta analisi della professione scoperchiando un doloroso capitolo fatto di disuguaglianze di trattamento ed opportunità. Lo spaccato che dirompe riferisce di giornalisti per cui definire il percorso lavorativo “ad ostacoli” è un’eufemismo.

Sovrastati dall’impossibilità di certezze e privi del paracadute salvifico di un contratto di p.a., appannaggio dei soliti “fortunati”, resta solo il carico di una definizione, “giornalista” per l’ appunto, che conserva immutato fascino e carico di promesse, e un dovere, non negoziabile, la deontologia, proprio quella che Nicola Lorusso ha fatto a pezzi e per questo giudizio non occorre scomodare il magistrato.

Per i giovani che assecondano il sogno della professione riponendo fiducia in editori senza scrupoli ne gloria il rischio di non vedere riconosciuti i propri diritti alla fine dello stage dei due anni formativi è praticamente certezza. L’Ordine non riesce ad arginare il caporalato dell’editoria alimentato da una fitta rete di editori improvvisati e senza senso che si elevano a tenutari delle chiavi delle iscrizioni all’Albo dei futuri giornalisti. D’altro canto il mercato non è immune dal fenomeno di testate che intercettano le emorragie di disoccupati che scrivono sottopagati, abbagliati dalla “visibilità” garantita dalla pubblicazione di un articolo.

Infine è in nome di tanti colleghi senza futuro ma soprattutto di quelli che rischiano la vita per senso del dovere e della verità che l’Ordine sopracitato deve augurarsi un equo e imparziale ma severo intervento della commissione disciplinare per questa penosa vicenda e, più in generale, deve impegnarsi in una incisiva azione di controllo per arginare questo processo involutivo.

Ne va della sua stessa credibilità nonchè del suo futuro.

Bari, 22/01/22

di Redazione